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Storia

Isole Tremiti

Il nome

Secondo il gesuita Guglielmo Gumppenbergh, le Isole Tremiti derivano il loro nome dal “terremoto” (Tremetus o Trimerus) da cui avrebbero avuto origine e che le svelse dal continente garganico.

Lo storico Cocorella afferma, invece, che l’arcipelago delle Tremiti anticamente era composto di una sola isola ed un solo monte, mentre successivamente si ebbero tre isole e quindi “Tre Monti”. Dunque, intorno alla metà del secolo XVI, si cominciò a sostituire al nome originario di “Diomedee” quello di Tremiti, appunto per l'aspetto dei tre monti.

Le origini

Nell’epoca terziaria la parte settentrionale della Puglia era sommersa dal mar Adriatico. Ad emergere era soltanto il Promontorio Garganico che formava un tutt’uno con le Isole Tremiti e Pianosa.

In seguito, forse a causa di un cataclisma o per l’azione erosiva del mare, le isole si distaccarono dal resto del Gargano, conservandone, però, le stesse caratteristiche: le cale, le caverne e persino la flora.

In principio, probabilmente, le Tremiti costituivano un’unica isola, mentre successivi cataclismi la suddivisero nell’attuale arcipelago.

A sostenere quest’ipotesi vi sono le testimonianze di diversi scrittori dell’antichità. Lo storico Scimmo di Chio, ad esempio, scrisse di una sola “Isola Diomedea” (antica denominazione delle Tremiti) quando narrò che l’origine del nome era dovuta al fatto che qui v’era stato sepolto Diomede.

Due secoli dopo, invece, Strabone riferì che delle “due” isole diomedee, una era abitata, mentre l'altra era deserta.

In seguito, il sommo poeta Virgilio accennò a “tre” isole, mentre successivamente Tolomeo porlò addirittura di “cinque” isole, aggiungendo forse alle tre grandi, lo scoglio del Cretaccio e quello della Vecchia.

La leggenda diomedea

Diomede nacque nell’antica città greca di “Argos Hippium” da Tideo, re dell'Etolia, e da Deifile, figlia di Adrasto, re di Argo.

Dopo la morte del re Adrasto, Diomede ebbe la signoria di Argo e diventò re dell’Etolia. Uomo alto e robusto, egli fu reputato dai greci il più forte ed il più valoroso in battaglia. Partecipò alla guerra di Troia, che vinse con arte ed astuzia mirabili. Dopo l'eccidio compiuto nella città, da lui rasa al suolo, tornò in patria, adoperando come zavorra della sua nave le pietre delle mura troiane.

Al suo ritorno, però, scoprì l'adulterio della moglie Egialea e fuggì con la sua flotta in Occidente.

Durante una tempesta nel mar Adriatico le sue navi si ritrovarono casualmente presso le isole Tremiti alle quali, una volta sbarcato, Diomede diede il proprio nome.

A questo mitico eroe, definito da Virgilio “Victor Gargani” è attribuita la fondazione di molte città della Daunia e del Promontorio, come Arpi, Lucera, Canosa e Venosa.

Tante sono le leggende sulla sua morte, ma la più accreditata lo vede morto in un duello con il fratello per una questione amorosa e, conseguentemente, sepolto nelle isole Tremiti, nel luogo in cui oggi sorge l’Abbazia.

Gli uccelli diomedei

Subito dopo la morte di Diomede, gli Illirici occuparono le Isole Tremiti e ne cacciarono gli abitanti. Le anime di questi, allora, furono tramutate da Venere in uccelli per fare la guardia al sepolcro del loro re.

Diversi scrittori dell'antichità narrano dell'esistenza di uccelli marini che abbondano nelle Tremiti e che di notte cantano emettendo suoni simili ad un lamento. Queste creature, definite da Plinio "Aves Diomedeae" (trad.: uccelli di Diomede) secondo la leggenda piangerebbero il loro estinto re Diomede.

Il sepolcro ed il tesoro di Diomede

Nel secolo XVI padre Basilio da Cremona, mentre scavava il terreno nel prolungamento dell’isola di San Nicola per impiantare un vigneto, trovò dei resti umani, con accanto lucerne e monete d'oro e d’argento. Si pensò subito che si trattasse di Diomede, giacché il ritrovamento avvenne nei pressi di un luogo in cui, tempo prima, si diceva fosse stato scoperto il tesoro del leggendario eroe.

Molti scrittori narrano che i greci seppellirono Diomede proprio nelle Isole Tremiti, ma finora nessun ritrovamento si è rivelato essere con certezza il suo corpo, forse perché il sepolcro fu impiantato su di un picco a piombo sul mare che in seguito sprofondò disperdendosi tra i flutti.

Spesso si è pensato che si tratti solo di una leggenda, e che sia inutile affannarsi a cercare questo sepolcro, ma se tanti studiosi ne hanno parlato, molto probabilmente qualcosa di vero c’è.